La datificazione è quel processo tecnologico che trasforma i vari aspetti della vita sociale o della vita individuale in dati che vengono successivamente trasformati in informazioni dotate di valore soprattutto economico.

Nello stesso istante in cui stai leggendo queste parole, sei parte di questo processo, volente o nolente di ciò.

Le piattaforme social sono il primo luogo in cui ciò avviene.
La costruzione dei profili virtuali, che ci rende di per sé degli artefatti, delle proiezioni mai pienamente autentiche, è un processo di datificazione.
Oggi più che mai la mercificazione delle nostre esistenze passa attraverso “post e stories”. La condivisione della propria vita, attraverso le piattaforme, nasconde quel processo di apparente legittimazione sociale che bene fa stare il nostro narcisismo. Questo l’algoritmo lo sa, come sa farcirci costantemente di dopamina attraverso processi di ricompensa.

Al tempo stesso come ingranaggi di un sistema, datificandoci, alimentiamo la società del dato che tanto strizza l’occhio alle dinamiche del consumismo e della sorveglianza diffusa. Dove tutto viene finalizzato al marketing, anche le nostre vite diventano esse stesse oggetto di produzione e consumo.
Ma trasformarci sempre di più in merce virtuale fruibile ai più, in cambio di un’apparente “valore sociale” e semplici scariche di dopamina, è veramente ciò che vogliamo?

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